venerdì 11 novembre 2011

Mr. Tambourine Man.


                                                                
Eccomi, sono qui; seduto sulla mia sedia in legno, a suonare. Sono io, sono Bob Dylan, sono io, sono Allen Ginsberg, sono io, sono Jack Kerouac, sono io, sono William Burroghs. Sono io, con la mia camicia e la canottiera bianca, sono io con il mio inseparabile cappello nero. Sono io e sono loro, sono tutti i poeti, i più grandi poeti. Sono qui questa sera, in questo locale, sono qui per raccontare delle storie, delle belle storie, a gente che vien qui per sognare, pensare al  passato e bere. In questo posto, dove si respira l'aria di un passato non troppo lontano, ma io vivo nel presente.
Sto qui a suonare con la mia chitarra sulle gambe e l’armonica al collo, il proprietario del locale mi dice qualcosa, ma con la musica no non riesco a capire bene cosa mi sussurra. È uno antico, con scarpe nuove e pantaloni da militare, barba e capelli non troppo lunghi e l’aria di chi in quei tempi c’è stato e li ha vissuti. La cameriera mi passa davanti, sorride e fa l’occhiolino: sembra una ragazza semplice, camicetta occhiali da vista in testa, occhi belli e verdi come i prati dell’Irlanda, guance rosse e  un bel seno.
                                                                                                                                 
Inizio a cantare. C’è chi beve, chi parla, chi ride, chi è girato verso di me battendo le mano sul tavolo al ritmo della musica.  È una bella serata invernale, e il freddo fuori non ha paura di sciarpe o maglioni di lana. La gente entra e beve una birra. Io sono lì seduto sulla mia sedia di legno, le mie armoniche su uno sgabello vicino, e la musica scorre dentro e fuori. Nel locale il caldo è tanto e le luci non aiutano molto. Ma in quel momento non sono lì sono altrove! In quell’istante vago in un altro tempo, cammino su un’altra terra: la mia terra lontana, piene di storie e leggende.

Sono io. Sono io la musica. Sono io il tempo. Sono io il caos. Sono io la poesia. Sono io ogni cosa. Sono io!

La serata continua, io suono e gli altri stanno lì ad ascoltare le mie note e le mie parole. Questa sera finirà, e prima che tutto si possa concludere, prima che l’ultima nota venga suonata ho una richiesta da farvi: vi chiedo di credere nella poesia, nelle parole dei grandi scrittori e poeti, vi chiedo di credere ancora un’ultima volta in loro.